31 ott 2008
LA PIÙ GRANDE CATASTROFE AMBIENTALE A PARTECIPAZIONE PUBBLICA
Fuochi che non ci bruciano, ma ci avvelenano. Ogni giorno, centinaia di "piccoli" fuochi ardono in tutta la provincia tra Napoli e Caserta. In modo particolare, nei territori dei Comuni di Giugliano, Qualiano e Villaricca. Tristemente denominati la terra dei fuochi, anche nel best seller "Gomorra".
In questo libro, lo scrittore e giornalista Roberto Saviano ci racconta la realtà! Anzi, possiamo dire con certezza che forse è stato fin troppo "buono".
Dalle riprese effettuate e dalle prove raccolte, considerata la situazione attuale, il fenomeno è ben più grave di quanto noi stessi potevamo immaginare. Col nostro impegno, abbiamo "semplicemente" fornito e reso pubbliche le prove di tutto ciò.
In questi incendi, detti oramai roghi, si brucia di tutto. A essere dati alle fiamme sono Rifiuti Speciali.* Materiali che non andrebbero bruciati e neanche gettati in strada. Tanto meno nelle campagne, in prossimità di allevamenti, frutteti e coltivazioni di ogni genere.
Questa società sembra che non abbia più nulla di civile. Ciò nonostante, voglio essere fiducioso e ottimista. Ecco perché, insieme ad alcuni amici, abbiamo dato vita a questo spazio di denuncia e informazione.
Crediamo che le centinaia di migliaia di persone che popolano i nostri territori non siano realmente consapevoli. Infatti, anche se talvolta qualcuno vede, forse, non ha idea di quanto possa essere grave e drammatica la situazione.
Tutti devono sapere, dai "buoni" ai "cattivi".
Niente al mondo può e deve giustificare quanto sta accadendo, indisturbato, proprio sotto i nostri occhi. La mattina, come il pomeriggio. La sera, ma ancor peggio di notte. Quando il buio nasconde il fumo nero. I roghi spesso son piccoli. Nascosti in stradine di campagna, a volte inaccessibili.
Ecco perché tutto è contaminato.
C'è chi dice che tutto ciò non esiste, che non è vero. Ora BASTA ! E' inutile nascondersi dietro un dito. Tutto è INCREDIBILMENTE VERO.
A quanti non credono diciamo: chi nega l'evidenza vuole il MALE della sua TERRA, dei suoi FIGLI e di quanti la abitano.
Omertà è complicità. Silenzio è assenso.
Anche se diversi enti già conoscono il fenomeno, per dovere civile e obbligo morale, di nuovo e per l'ennesima volta ... a tutte le Istituzioni che ci rappresentano, amministrano e tutelano rivolgiamo l' ACCORATO APPELLO:
SI FERMI SUBITO QUESTO SCEMPIO !!!
Possiamo non bere l'acqua della terra in cui abitiamo. Possiamo pure non mangiare i prodotti della terra in cui cresciamo. Ma l'unica cosa di cui non possiamo fare a meno, è respirare la sua aria ! La stiamo "appestando", pur non avendo industrie.
Quand'è che ci risvegliamo ??
*"I rifiuti speciali sono quelli derivanti da: attività agricole - attività di costruzione, demolizione e scavo - lavorazioni industriali, artigianali, commercianti - attività di servizio, di recupero e smaltimento rifiuti - attività sanitarie - macchinari obsoleti e veicoli a motore dismessi. - (art. n° 7 D. Lgs. 22/97)"
27 ott 2008
ALLA RISCOPERTA DELLA NAPOLI MEDIEVALE: I SEDILI E I LORO CAVALIERI
ALLA RISCOPERTA DELLA NAPOLI MEDIEVALE:
I SEDILI E I LORO CAVALIERI
Date | Sabato 25 Ottobre ore 17:00 |
Meeting point | comunicato in fase di prenotazione |
Durata | 2 h. circa |
Prezzo | 6 € / persona 5 € CRAL convenzionati, studenti, over 65 |
scarica la brochure in formato PDF
Chi non conosce la città di Napoli con le sue tradizioni, gli aneddoti e la sua cucina, ma quanti di noi, Napoletani compresi, possiamo dire di conoscere la storia di Napoli? Per porre rimedio a tale lacuna la Dott.ssa Luigia Salino, promotrice del progetto Insolita guida, ha pensato bene di organizzare una serie di eventi diretti a portare in luce il passato di questa Napoli dai mille volti.
Il primo appuntamento della serie è: “ALLA RISCOPERTA DELLA NAPOLI MEDIEVALE: I SEDILI E I LORO CAVALIERI”: una passeggiata narrata tra i vicoli dei quartieri popolari per poter rivivere l’atmosfera medievale attraverso l’architettura dei palazzi, delle strade e non solo. Filo conduttore di questo itinerario è la rassegna dei Sedili localizzati nei più antichi quartieri partenopei, punto di aggregazione in epoca medioevale della gens che contava per discutere della politica di Neapolis Ogni sedile è testimone delle vicissitudini, degli accordi e disaccordi di cui sono stati protagonisti i Cavalieri, ras dei vari quartieri, e le rispettive famiglie gentilizie titolari dei Seggi; storie degne di essere oggetto di un racconto Shakespeariano.
Si rievocheranno, dunque, la storia delle famiglie dei Pappansogna, CapeceMinutolo, i BocciaBoccia e tante altre ancora, con i loro intrecci, le loro tresche.
La passeggiata, dalla durata di due ore circa, ha inizio dove un tempo la città di Napoli raggiungeva mare: via Mezzocanonne, dove ritroviamo il più "mistico" dei sedili: il Sedile del Porto. Da qui attraverso un labirinto di vicoli e “vicarielli” si visiteranno i più importanti sedili della Napoli di un tempo.
Attraversando i Cardini si giunge in piazzetta Nilo dove si innalza la statua del Nilo, testimonianza di quello che un tempo era il Sedile del Nilo, “sfrattato” nel corso degli anni in una piazza adiacente a seguito di una singolare vicenda.
Il tuffo nel passato terminerà nel piazzale antistante la chiesa di San Lorenzo, il cui campanile, in epoca borbonica è stato fregiato di tutti gli scudi gentilizi appartenuti alle nobili famiglie.
Si ricorda che per prendere parte all’evento occorre prenotarsi
(clicca quì per sapere come prenotare)
Insolitaguida.it
26 ott 2008
Camorra: aiutarono Setola,arrestati
Camorra: aiutarono Setola,arrestati
24 ott 2008
Vinto a Catania il jackpot da 100 milioni Il '6' mancava da 6 mesi e 77 concorsi
A Milano è stato centrato un '5+1' da 3,7 milioni di euro.
Nel 2008 quindici Paperoni. Esposto del Codacons
CATANIA - «Abbiamo vinto noi. Io di Catania e un amico di Ragusa. Grazie a tutti, presto ci faremo sentire». È il contenuto di una delle tre telefonate ricevute dalla ricevitoria di via Rapisardi, a Catania, dove è stato giocato il sistema da 100 milioni del Superenalotto. La voce anonima ha detto che è stato giocato un piccolo sistema. Anche nelle altre due telefonate è stata rivendicata la vittoria, ma la prima è considerata più credibile, sebbene non si escluda che possa trattarsi di mitomani. Ma un altro episodio è accaduto nella ricevitoria fortunata: un uomo giovanile dall'aspetto tipicamente mediterraneo e molto felice ha ordinato un vassoio di dolci da portare, a mano, alla ricevitoria di Catania dove è stata giocata la schedina vincente del Superenalotto. È quanto ha riferito una commessa di una pasticceria sita nelle vicinanze della tabaccheria dove venerdì si è registrata la vincita record al Superenalotto. I dolci sono stati felicemente consumati tanto dai gestori della ricevitoria, quanto dai tanti curiosi presenti nell'esercizio commerciale di viale Mario Rapisardi nel capoluogo etneo. La commessa della pasticceria rispondendo alle domande dei numerosi giornalisti e curiosi presenti ha detto che l'uomo è stato di poche parole ed è andato via subito a bordo di una moto di grossa cilindrata. I festeggiamenti alla ricevitoria fortunata (Ansa)
Cittadini giornalisti:
23 ott 2008
Di Pietro Padre Padrone come Mastella e Pecoraro Scanio
Cristiano Di Pietro, il figlio di primo letto del grande capo Idv è l’astro nascente del partito e il nuovo «boss» .
Attualmente Di Pietro jr, 34 anni, è consigliere provinciale Idv a Campobasso, naturalmente capogruppo, consigliere comunale a Montenero di Bisaccia, dipietropoli, e sicuro candidato alle regionali del 2011.
Cariche indossate "a cipolla" proprio come il leader del oramai "compianto" partito dei "Verdi".
In più è di fatto il coordinatore ombra dell’Idv nella regione, nel senso che un coordinatore ufficiale c’era, il senatore Giuseppe Astore (ex dcdi lunga esperienza politica), ma si è dimesso proprio per via del pupillo. Ora al suo posto c’è un coordinatore più allineato (ma un importante esponente dell’Idv corregge: «appiattito»).
Come Berlusconi cura la "comunicazione a doppio binario" cosi Tonino, ha ben capito che c'era uno spazio vuoto tra i delusi del nostro paese e ci si è piazzato comodamente, cavalcando l'indignazione, ma alla stretta dei fatti usando le stesse logiche di sempre.
Oltre ad Antocri, la società immobiliare intestata ai figli, che sta comprando beni immobili in tutta italia fittandoli al partito, troviamo il solito familismo, ben celato, per il quale abbiamo crocifisso Mastella e Pecoraro Scanio.
Solo che la mggiorparte dei "colions" ancora non sa.
Di Pietro Padre Padrone come Mastella e Pecoraro Scanio
Maso, primo giorno di lavoro in fabbrica -
Milano - L’alba di Pietro Maso è un’alba incerta e livida: ore 7.30, carcere di Opera, il bunker di sbarre e cemento che è da anni la sua casa apre il suo cancello per fare uscire l’ex ragazzo di Montecchia di Crosara diventato assassino dei suoi genitori. Sono passati diciassette anni e mezzo dalla sera in cui Maso confessò tutto. E Maso inizia ieri la sua semilibertà con il più banale e quotidiano dei gesti, il gesto che gli uomini liberi compiono ogni giorno senza pensarci: sale in auto e avvia il motore. È un gesto che fino a ieri gli era proibito: i regolamenti dicono che i detenuti in permesso premio devono viaggiare solo e soltanto con i mezzi pubblici. Così nei mesi scorsi, quando usciva da Opera per andare in comunità o dalla sua ragazza, Maso andava e veniva in taxi. Ieri invece - e fargli avere in tempo la patente è stato nei giorni scorsi l’ultimo grattacapo dei suoi legali - Maso esce dal supercarcere, e imbacuccato nel silenzio sale su una vecchia Fiesta rossa targata Verona. Berretto blu, jeans, giubbotto Napapijiri, barba corta.
Venti minuti dopo un altro cancello gli si apre: è quello della Elettrodata di Peschiera Borromeo, l’azienda dove lo hanno assunto come magazziniere. Appena la Fiesta è dentro, intorno a Maso scatta la protezione compatta di colleghi e superiori. Il semilibero non vuole parlare. Un po’ perché non ne ha voglia. Un po’ perché gli stessi giudici che gli hanno concesso la semilibertà hanno fatto presente che proprio il suo silenzio di questi mesi è stato decisivo nel convincerli ad accogliere la sua domanda. Il messaggio dei magistrati è chiaro: non trasformarti in un personaggio da talk show. E Maso si adegua volentieri.
Dentro, nella fabbrica assediata dai cameramen e dai cronisti, si consumano i riti di qualunque prima giornata di lavoro: un capo prende Maso in consegna, gli fa vedere il magazzino, i bagni, la mensa. Il semilibero infila l’abito da lavoro, la vestaglia che i vecchi operai milanesi chiamavano «hawaiana». Per i compagni di lavoro, avere Maso accanto è meno sensazionale di quel che si potrebbe immaginare. Non è la prima volta che un detenuto arriva a lavorare qui. Da tempo, all’interno di Elettrodata lavora una cooperativa che si chiama Coelet, e che si occupa di reinserimento di detenuti. Non è la prima volta, insomma, che un uomo con un passato difficile si materializza tra gli scaffali e i capannoni affollati di computer. Ma Maso è sempre Maso. E così, sommessa e quasi timida, un po’ di curiosità lo circonda anche nelle nove ore che passa in azienda. Lui non dà confidenza. Gli altri non gli fanno domande.
«Quando ho saputo chi era - racconta una donna ucraina, una tra i pochi colleghi che si sbottonano con i giornalisti - non ci ho creduto. Aveva l’aria più normale della terra». E sono probabilmente le parole che anche Maso vorrebbe sentire dire di sé. A metà pomeriggio, i suoi avvocati Roberto Braguti e Maria Pia Licata si fiondano in azienda per cercare di sbloccare l’assedio dei media. I legali diffondono una dichiarazione, ringraziano l’azienda, chiedono di attenuare la pressione. Da domani, il magazziniere Maso Pietro chiede di essere un operaio come gli altri. Non sarà facile. Perché la Procura generale è ancora in tempo per depositare il ricorso in Cassazione contro la decisione che gli ha concesso la semilibertà. Gli spazi per un ricorso sono stretti, perché un ricorso è possibile solo se la semilibertà è stata concessa violando la legge, e il provvedimento del tribunale di Milano si muove invece tutto dentro i binari della Gozzini, la legge che indica i modi e i requisiti per il reinserimento dei carcerati. Una settimana fa, nell’opporsi alla richiesta dei suoi legali, il sostituto procuratore Bruno Fenizia aveva insistito così soprattutto su un tasto: la gravità del delitto, la colpa orrenda di cui Maso si è macchiato quella sera di aprile del 1991, e che non può considerarsi emendata né dal tempo trascorso né dal comportamento in carcere.
E ieri Maso scopre che, qui fuori, i magistrati della Procura generale non sono i soli a pensare che per lui l’alba sia arrivata troppo presto: «Pezzo di merda», gli grida un camionista che passa di lì quando esce dalla fabbrica. E un altro strombazza il clacson: «Evviva evviva, un altro assassino in libertà».
Maso, primo giorno di lavoro in fabbrica - Articolo - ilGiornale.it del 23-10-2008
22 ott 2008
Punzo: ecco 3 punti per far ripartire il Sud Formazione, detassione e lotta ai clan
NAPOLI - «La prima cosa che serve alla Campania e al Mezzogiorno? Una lotta senza quartiere alla criminalità organizzata. È questo il miglior investimento». A dirlo, in un intervista al quotidiano «Il Giornale», il presidente del Cis di Nola, Gianni Punzo che sfoggia, nonostante la situazione di difficoltà dell'economia nazionale e meridionale, il proverbiale ottimismo: «Io vedo sempre il bicchiere mezzo pieno», dice.
Il presidente del Cis individua, oltre alla lotta senza quartiere alla malavita organizzata, altri due punti per uscire dalle secche di un'economia che si avvita nella recessione. La prima è la formazione. «Berlusconi, Marcegaglia e Lettieri hanno riconosciuto il valore dell'università Federico II che rappresenta un centro di eccellenza. Noi dobbiamo affrontare la globalizzazione e affiancarla, ne siamo in grado perché abbiamo le intelligenze, la voglia e la forza».
Il terzo punto è economico e si compone di un mix costituito dalla detassazione («è incentivante a creare prodotti», dice il presidente del Cis), dal ruolo delle banche («devono dimostrare di avere i nervi saldi finanziando le imprese»), dall'iniziativa del Governo («mi piace la Finanziaria triennale»). Punzo non si nasconde i problemi e le difficoltà («questo è un nuovo '29»), ma manifesta anche l'ottimismo: «Il problema del Mezzogiorno non è stato risolto, ormai siamo a mezzanotte: un orario nel quale più che indietro possiamo e dobbiamo guardare a un'alba nuova».
22 ottobre 2008
Corriere del Mezzogiorno
21 ott 2008
Deposito di auto rubate, arrestato
NOLA - Avevano messo su un vero e proprio deposito di auto rubate, quasi tutte di grossa cilindrata. Un deposito ben attrezzato, con tanto di "officina" meccanica all´interno per l´immediato smantellamento dei singoli pezzi che venivano poi immessi sul mercato illecito. Una attività molto redditizia stroncata questa mattina dagli agenti del commissariato di polizia di Nola, sezione volanti. L´operazione, coordinata dalla dirigente Mariantonietta Ferrara, si inserisce nell´ambito dell´azione di controllo e monitoraggio messa a punto dalla polizia tesa a contrastare i fenomeni criminosi sul territorio. A finire in manette Raffaele La Pietra, di San Vitaliano, sorpreso questa mattina, intorno alle 9, dagli uomini del commissariato mentre era intento a smontare un´Alfa Romeo 159, risultata rubata qualche giorno fa a Napoli. Erano giorni che gli agenti effettuavano servizio di pattugliamento in via Capua a Nola, una zona periferica sita nei pressi di Boscofangone. Durante il servizio, i poliziotti hanno più volte notato un furgone di colore rosso aggirarsi intorno ad un fabbricato. Insospettiti lo hanno seguito. A questo punto i dubbi sono aumentati. Da qui la decisione di irrompere nel fabbricato recintato da un cancello in ferro. Con non poche difficoltà, gli agenti hanno scavalcato e, una volta all’interno, hanno sorpreso La Pietra intento a svolgere la sua attività. Alla vista dei poliziotti l’uomo non ha opposto alcuna resistenza, dichiarando di essere un semplice ”operaio”. E’ stato immediatamente portato in commissariato. Subito dopo sono partite le indagini dalle quali è emerso che l’area adibita a deposito, di circa 1000 metri quadri, è di proprietà di un uomo originario di Cimitile, che, con regolare contratto, l’aveva fittata dallo scorso mese di giugno, ad un uomo di Giugliano. Il proprietario del suolo agricolo, interrogato, ha dichiarato di essere totalmente ignaro dell’illecita attività svolta all’interno della sua proprietà. Sono ora in corso ulteriori indagini per ricostruire il tutto. Intanto La Pietra è stato condotto al carcere di Poggioreale mentre l’area-deposito, compresi auto, singoli pezzi già smontati ed attrezzature utili allo smantellamento, sono state poste sotto sequestro.
18 ott 2008
Il Tempo - Interni Esteri - Incastrato il boss-poeta
L'intento di Prestieri era, secondo la ricostruzione degli inquirenti, di «punire» il collega in quanto «pretendeva, per rispetto, di essere l'unica persona che poteva organizzare le feste all'interno dei "Sette palazzi"». Così ha spiegato Antonio Prestieri, nipote di Tommaso nonché uno dei due collaboratori di giustizia che hanno consentito di svelare i retroscena della vicenda.
«Questa organizzazione dava fastidio a mio zio» ha raccontato il pentito ricordando che il promotore dell'iniziativa fu Patrizio Grandelli, detto «'o mostro». «Prima della festa - ha aggiunto - Prestieri chiamò l'impresario che si giustificò dicendo che Grandelli l'aveva pagato e che per lui non vi era motivo per non fare la festa. Durante la festa gli prese la 'nziria (una fissazione ossessiva, ndr) e voleva scendere e andare a sparare all'impresario». Poi Prestieri, su pressione di alcuni parenti, si sarebbe convinto a dare «solo» una lezione ad Assante. Un racconto confermato da un altro pentito del clan, Antonio Pica, anch'egli imparentato con la famiglia Prestieri. All'agguato avrebbero partecipato Vincenzo Esposito, fermato ieri dai carabinieri e un altro giovane esponente del clan, che è invece latitante. Esposito guidava il motorino mentre il complice, armato di pistola, sparò alle gambe dell'impresario. Quest'ultimo reagì scagliandosi contro il sicario il quale in preda al panico, per divincolarsi esplose anche un colpo verso parti vitali. Assante comunque se la cavò con una prognosi di 15 giorni.
Prestieri, ritenuto il reggente del clan, lavora anche come impresario teatrale, manager di vari cantanti e discografico. È marito di una cantante neomelodica, ha dipinto quadri e scritto libri di poesie andati a ruba. Nel 1994, fu arrestato con l'accusa di minacce nei confronti di un manager della Nazionale cantanti. Il clan Prestieri fu una delle più forti componenti del clan Di Lauro, a lungo egemone nella periferia nord di Napoli. Nel 2006, in seguito al riassetto degli equilibri criminali che produsse la sanguinosa faida di Scampia, i Prestieri si allearono al gruppo dei cosiddetti «Scissionisti».
Il Tempo
17 ott 2008
Camorra, arrestato il boss Tommaso Prestieri
NAPOLI. Vasta operazione dei carabinieri del comando provinciale di Napoli che alle prime luci dell’alba sono entrati in azione nelle piazze di spaccio di Scampia.Il blitz, coordinato dai pm della Direzione distrettuale antimafia di Napoli, ha impegnato oltre 100 uomini delle forze dell'ordine che stanno procedendo a perquisizioni per blocchi di edifici nelle zone nord del capoluogo campano. Nel corso dell’operazione, ancora in corso, i militari hanno arrestato il boss di Secondigliano Tommaso Prestieri a capo dell’omonimo clan. Proprio Scampia è una delle maggiori piazze di spaccio in Campania prima gestita da Paolo Di Lauro, alias Ciruzzo o’ milionario, e dai suoi figli ed ora gestita dagli scissionisti del clan, facenti capo a Raffaele Amato.
Camorra, arrestato il boss Tommaso Prestieri
12 ott 2008
Dopo 2mila anni riaperto lo stadio di Antonino Pio a Pozzuoli
Lo Stadio di Antonino Pio, ubicato immediatamente ad occidente della città di Puteoli, sorge su una terrazza naturale, con il fronte settentrionale prospiciente l’antica via Domitiana (oggi via Luciano) e quello meridionale scenograficamente affacciato sul Golfo di Pozzuoli (oggi via Campi Flegrei, nei pressi dell’Olivetti). L’inaugurazione si è tenuta stamani, venerdì 10 ottobre, alla presenza del Presidente della regione Campania, Antonio Bassolino.
Discorso di Pasquale Giacobbe, sindaco di Pozzuoli: “Oggi è un momento di festa e di orgoglio per la nostra Comunità. La scoperta prima e il successivo restauro dello stadio greco di Antonino Pio, rappresentano un ulteriore passo in avanti nella definizione di Pozzuoli come città d’arte. Come le grandi capitali dell’arte italiana, Firenze, Venezia, Roma, Urbino, anche Pozzuoli può vantare un illustre passato che riaffiora dalle viscere della terra, insieme, ed è questa la specificità del nostro territorio, ad una natura incomparabile che fa da cornice alla Storia. Compito dell’Ente locale, sia pure in tempi di “Finanza di guerra”, è incentivare e coordinare tutto questo.
I lavori che quotidianamente compie la Sovrintendenza, anche qui con le ristrettezze economiche, dovute ai magri bilanci dai quali poter attingere, rendono ancora più speciale la giornata di oggi. Dobbiamo unire gli sforzi. Razionalizzare le spese, per creare le condizioni di una città moderna nei servizi è punto di riferimento nei grandi circuiti internazionali. Siamo impegnati, e ci impegniamo, a fare di Pozzuoli un attrattore culturale internazionale. Compito che vogliamo svolgere in collaborazione con tutti gli altri enti presenti sul nostro Comune, dalla Sovrintendenza, alla Provincia, alla stessa Regione. Per questo dobbiamo accelerare i lavori a Rione Terra, unitamente alla creazione di una rete di servizi, anche telematica, per intercettare i flussi turistici. Puntiamo cioè a un salto di qualità dell’offerta. Ci siamo dati, lo sappiamo, un compito ambizioso ed impegnativo. Dobbiamo impostare un cambio di passo, specialmente nella nostra Comunità. Fare di ogni cittadino un custode di questo grande patrimonio che i nostri maggiori ci hanno lasciato in eredità. Combattere anni di incuria e di vandalismo. Ora però è davanti a noi la via obbligata della riqualificazione e della valorizzazione del nostro patrimonio artistico. È una strada che abbiamo preso con convinzione, è sarà la strada che farà della nostra Città, unitamente alle altre opere in Cantiere, di Pozzuoli uno dei punti di riferimento della cultura italiana.
Dichiarazione di Valerio Abussi, Assessore al Turismo di Pozzuoli:
“Il teatro di Antonino Pio è una ulteriore perla nell’immenso patrimonio archeologico puteolano”. Queste le dichiarazioni dell’assessore al turismo della città di Pozzuoli, Valerio Abussi, che auspica inoltre la stessa celerità e collaborazione istituzionale nella realizzazione delle necessarie infrastrutture a sostegno del turismo nei Campi Flegrei.
STADIO DI ANTONINO PIO
il monumento e la sua storia
Lo Stadio di Antonino Pio, ubicato immediatamente ad occidente della città di Puteoli, sorge su una terrazza naturale, con il fronte settentrionale prospiciente l’antica via Domitiana (oggi via Luciano) e quello meridionale scenograficamente affacciato sul Golfo di Pozzuoli.
Come ci informano le fonti antiche, la costruzione dello Stadio venne promossa dall’imperatore Antonino Pio per celebrare lo spirito filellenico del suo predecessore Adriano, il quale, morto a Baia nel 138 d. C., era stato sepolto in un primo momento nell’area di una delle ville di Cicerone a Pozzuoli (Hist. Aug., v. Hadr. 25,7). In seguito, Antonino Pio, vinte le remore del senato, ne trasferisce i resti a Roma e istituisce a Pozzuoli, nel luogo della prima sepoltura, giochi di tipo olimpico (Hist. Aug., v. Hadr. 27, 3) noti con il nome greco di Eusebeia.
Lo Stadio (circa m. 300 x 70) presenta la tradizionale pianta rettangolare con uno dei lati brevi curvi (sphendone) e l’altro, riservato alla “partenza” degli atleti, caratterizzato da un leggero andamento curvilineo.
Su questo lato – dove si sono concentrate differenti campagne di scavo effettuate grazie ai fondi P.O.R. Campania 2000-2006 - si apre un varco monumentale, originariamente coperto da una volta in muratura.
Quest’ingresso a doppia cortina introduceva gli atleti direttamente alla pista ed era costituito da più archi realizzati con grossi blocchi di pietra vulcanica locale (c.d. “piperno”), rivestiti d’intonaco chiaro. Di questi archi si conservavano in piedi soltanto i pilastri, mentre i conci, rinvenuti tutti in crollo, sono stati ricollocati nella loro posizione originaria nel corso dei recenti interventi.
L’accesso agli spettatori, invece, era consentito dal fronte settentrionale e filtrato da diversi avancorpi, intervallati da spazi verdi.
Passando attraverso questi avancorpi - dei quali si è potuto mettere in luce soltanto il primo ad Est - ci si immette in un ambulacro con pavimentazione in cocciopesto e copertura a volta composita: da qui, mediante differenti varchi (vomitoria), il pubblico accedeva ai vari settori degli spalti (cavea).
Come nella maggior parte degli edifici per spettacoli antichi, anche la cavea dello Stadio di Antonino Pio era organizzata in tre parti, corrispondenti a differenti fasce di spettatori. La parte più bassa della cavea (ima), riservata a personaggi eminenti, è separata dalla pista mediante un muro di recinzione (balteus) e conserva due file di sedute in blocchi di piperno; della parte media e di quella più alta della cavea (summa) non si conservano, invece, le gradinate, che, stando ad alcune tracce messe in evidenza, non apparirebbero realizzate in piperno.
l’abbandono e le fasi successive
La frequentazione dello Stadio sembra protrarsi almeno fino alla fine del III – inizi del IV sec.d.C. : è a questo periodo che risalgono, infatti, differenti strati d’abbandono ed è a questa stessa epoca che riportano le ultime testimonianze antiche di cui disponiamo. Tra queste, appaiono di particolare interesse alcune fiaschette vitree dove, tra i monumenti più rappresentativi della città di Puteoli, compare un edificio accompagnato dalla didascalia “STADIV”.
In questa fase, alcuni ambienti dell’ambulacro iniziano ad interrarsi, mentre la pista ed il piazzale esterno all’ingresso monumentale vengono sepolti in seguito ad un’alluvione. Il piano di frequentazione immediatamente ad Est dello Stadio si va, così, ad innalzare ed è in questo momento che inizia una progressiva rifunzionalizzazione di alcuni ambienti e spazi aperti dello Stadio.
Una prima trasformazione si deve all’edificazione di un complesso a pianta polilobata in opera vittata mista, parzialmente messo in evidenza dalle recenti campagne di scavo: esteso dall’area esterna al varco monumentale fino all’ingresso settentrionale, questo complesso sembrerebbe presentare le caratteristiche proprie di un impianto residenziale tardo-antico, del cui apparato decorativo, andato in massima parte perduto, si conservano abbondanti frammenti di pavimentazioni marmoree in opus sectile.
In seguito, anche questo complesso viene modificato e subordinato ad esigenze di tipo rustico/produttivo. L’area del portico settentrionale dello Stadio, da un lato, è adibita ad attività di lavorazione e spegnimento della calce, dall’altro, è attraversata da una canaletta che va ad immettersi in uno dei vomitoria dell’ambulacro. Anche la cavea, in questa stessa fase, è arginata con muri a secco realizzati con materiali di spoglio analoghi a quelli adoperati per la costruzione, a ridosso dell’ima cavea, di un sistema di tre vasche, verosimilmente destinate alla produzione di olio o vino.
Dopo quest’ultima frequentazione del sito, l’area viene gradualmente abbandonata fino ad essere sepolta, nel 1538, dalle ceneri vulcaniche del vicino Monte Nuovo.
Soltanto intorno agli inizi dell’800 - come testimoniato anche dalla litografia di Domenico Cuciniello e Lorenzo Bianchi, autori del Viaggio Pittorico nel Regno delle due Sicilie (1829-1832) – un settore dell’ambulacro dello Stadio è inglobato da una masseria, che, con varie trasformazioni, si è conservata fino ad oggi.
Purtroppo, il monumento appare oggi smembrato in due parti in seguito alla realizzazione della moderna via Domiziana (1932), il cui percorso è andato a tagliare lo Stadio nel senso della lunghezza, compromettendone l’originaria unitarietà.Dopo 2mila anni riaperto lo stadio di Antonino Pio a Pozzuoli