27 ott 2010

Feltri alla convenscion sulla libertà di stampa


Sfiora il ridicolo la “convenscion” per la libertà di stampa, nella Chiesa di Santa Marta a Roma, aperta da Sandro Bondi e Daniela Santanchè.
Vittorio Feltri detto anche “Il re della bufala, l’imperatore dello scoop montato ad arte in nome e per conto del padrone-editore, il manganello di Berlusconi per amici e nemici, quello che fino ad oggi con la sua attività ha cambiato i connotati alla definizione di “libertà di stampa” in “libertà di stampa aglio e oglio” si lamenta verso i suoi editori di riferimento (non la gente): i politici.
Dice:
«Non vorrei deludervi, ma io ho grande ammirazione per i giornalisti di sinistra. Loro hanno i posti migliori, sono protetti dalle associazioni di categoria e i partiti di riferimento li coccolano. Sono eleganti, chic.
Noi poveri giornalisti di destra siamo abbandonati a noi stessi, alcuni dicono che puzziamo.
Se i politici di centrodestra non ci aiutano, non riusciremo mai a conquistare la nostra libertà».
Alla convenscion partecipavano anche altri geni dell’informazione: Maurizio Belpietro (altro bufalaro) e nientepocodimenochè Augusto Minzolini, l’uomo dei record, quello che riesce a perdere 500000 telespettatori a Rai1 ogni volta che comincia il TG1, per palese faziosità nelle azioni e nelle omissioni (quest’ultime sostituite dalle più inutili curiosità).
Feltri continua il suio sfogo:
“Gli esponenti di governo preferiscono rilasciare interviste al Corriere della Sera, più che al Giornale o a Libero, perché è più chic.”
No, caro Feltri, stanno solo grattando il barile di quel poco di credibilità rimasta al Corriere della Sera, che nasce come giornale che fa informazione ed ha lunga tradizione giornalistica da spendere, patrimonio che va assottigliandosi sotto la proprietà Berlusconiana.
«Non facciamo parte di quel sistema che ti fa far carriera, che ti protegge dai magistrati.”
In una vera democrazia nessuno può proteggerti dai magistrati se diffondi calunnie, bufale e notizie inventate (e non mi riferisco solo al caso Fini, basta cercarti su Wikipedia per avere l’elenco di tutte le cazzate che hai scritto a 9 colonne, poi smentite nei trafiletti accanto ai necrologi).
Per la cronaca: mancava (solo) Fede (poi c’erano tutti).