I fatti sono due. Quello reale e quello virtuale; quello serio e importante, e quello futile e mediatico.
Partiamo con quello reale, serio, importante. Retata anticamorra a Torre del Greco; gli studenti del liceo classico situato di fronte alla caserma dei carabinieri protagonisti dell’episodio interrompono le lezioni, si affacciano alla finestra, e dedicano a quei carabinieri un applauso lungo dieci minuti, mentre sotto i loro occhi sfilano i quindici arrestati. LaRepubblica dedica, sul suo sito internet, un ampio spazio all’episodio, allegando all’articolo un bel reportage fotografico. È un segnale di speranza, si legge, che i giovani abitanti della “terra di Gomorra” mostrino così, a viso aperto ed in modo spontaneo, la loro riluttanza e la loro avversione al sistema-camorra che attanaglia il nostro territorio. E lo si legge tra le righe, nell’articolo de LaRepubblica; lo si legge nei commenti dei lettori; lo si legge su Facebook.
E veniamo al fatto virtuale, futile e mediatico.
Breve premessa per i neofiti: su Facebook, nuova frontiera della comunicazione, proliferano i gruppi di utenti che s’incontrano, virtualmente, s’intende, attorno ad una comune passione, ad un interesse, al piatto preferito, al credo religioso, alla star di Hollywood; di Facebook, tra l’altro, fanno sempre più largo uso autorevoli personalità del mondo politico per raccogliere consensi, sentirsi vicini alla gente, far circolare notizie, trovare nuovi e più ampi spazi di propaganda; non mancano, su Facebook, iniziative promosse da utenti singoli o dai suddetti gruppi, per raccogliere adesioni -sempre virtuali, eh!- attorno a progetti, campagne di informazione, cose così. Uno strumento utile, se usato bene. Se usato, appunto, come mezzo e non come fine.
Premesso ciò, il fatto. Circola su Facebook la notizia della “pubblicazione” di un “gruppo” di solidarietà agli studenti di Torre del Greco. L’iniziativa è “taggarsi” accanto a loro, nella foto pubblicata da LaRepubblica, “per risultare anche tu al fianco degli studenti anticamorra di Torre del Greco!” Per la cronaca, “taggarsi” vuol dire inserire il proprio nome tra quelli dei protagonisti della foto in questione. Un gesto simbolico, certo. Un modo per far girare la notizia, certo.
L’iniziativa, dal titolo eloquente “Dai un TAGlio alla Camorra”, è promossa e pubblicizzata dal Presidente del Consiglio Comunale di Napoli Leonardo Impegno. Eccolo qua, l’uso di Facebook secondo le menti illuminate della politica nostrana. Per vincere la Camorra, un gruppo su un sito internet, e passa la paura. Da parte di un’istituzione che, forse, dovrebbe spenderle nella vita reale, le sue energie. Non risulta che i boss della “terra di Gomorra” abbiano fatto uso del web, per reclutare proseliti o sporcarsi le mani di sangue. Però è sulla rete che bisogna combatterli.
Si potrà obiettare che un’iniziativa del genere è un modo per “sensibilizzare” una platea vasta come quella che fa uso di internet. A me pare piuttosto che la mania di divulgare notizie ed informazioni, in modo talvolta marcatamente populista, non faccia altro che rendere inflazionati quei problemi che avrebbero bisogno di una risoluzione reale e concreta. Lo strumento mediatico è importante, purché sia veicolo di iniziative materiali. Se il signor Impegno volesse promuovere una manifestazione fisica contro la Camorra, troverebbe negli studenti campani, ed in larga parte della popolazione, un appoggio più che valido. Forse, però, un centinaio di iscritti al gruppo su Facebook basteranno a sancire l’ottimo risultato dell’iniziativa presidenziale. Impegno più che sufficiente.
giulia
TerradiConfine