Sgominata la gang delle estorsioni
Gli affiliati cercavano anche di far ritrattare alcuni testimoni d´accusa nei processi dove erano imputati. Casalesi, nuovo blitz: nove ordinanze per il gruppo Bidognetti. Le intimidazioni toccavano tutti dal costruttore al venditore di bibite
di Conchita Sannino
Franco RobertiAversa. Il commerciante di bibite e l´imprenditore edile. Il macellaio e l´azienda di autotrasporti, e poi il pasticciere, il pizzaiolo, il distributore di benzina, persino il servizio Illuminazione del Comune. Tutti sotto la martellante pressione estorsiva del clan dei casalesi. Tutti sottoposti alla penetrante violenza della cosca. Un giro d´affari da 50 mila euro l´anno. Chi ne incrinava il flusso, finiva nel mirino del boss. Tanto che il figlio del padrino Bidognetti, Raffaele, 34 anni, detto ?o Puffo, ordina dal carcere di premere su un testimone di accusa che ha denunciato i signori del racket. «Ditegli di parlare il più poco possibile». La minaccia viene attuata, tuttavia l´imprenditore - in aula - attenua, ma non cambia versione. E il rampollo finisce condannato a 12 anni di carcere.Ci sono voluti due anni e numerose (tardive) collaborazioni delle vittime. Ma ieri cade nella rete un´altra micidiale batteria di fuoco dei taglieggiatori ritenuti legati al superlatitante Giuseppe Setola. Lo stesso che ora sarebbe in possesso di 50 chili di tritolo: non è escluso che l´esplosivo lo abbia procurato Cosa Nostra, una pista su cui ci sono accertamenti in corso.Ieri, l´ordinanza di custodia emessa dal gip Enzo Caputo, su indagini dei pm Giovanni Conzo e Catello Maresca, incastra nove tra capozona, cassiere e picchiatori della fazione bidognettiana. Le accuse: associazione mafiosa, estorsione, violenza. I carabinieri della stazione di Parete e quelli del comando di Aversa, guidati dal colonnello Francesco Marra, hanno seguito l´evolversi di una trentina di casi di estorsione. Istruttoria difficile, solo a tratti ripagata dal racconto dei taglieggiati. Pagavano tutti. Stesso scenario più volte ricostruito nelle informative inviate al pool antimafia dal colonnello di Caserta, Carmelo Burgio.
Le intimidazioni toccavano singoli e istituzioni, persone modeste e costruttori, anche la società che si occupava della manutenzione dell´illuminazione al Comune di Parete. Ma l´impresa non avrebbe pagato. Eccezioni. Chinare la testa nel "feudo" così vicino al superlatitante Setola, resta la regola. I pm dell´antimafia hanno ricostruito anche un tariffario: mille euro di tangente per tirare su una semplice mansarda; 5 mila euro per una villetta; 2500 euro la paga del macellaio; 4500 euro, quella del negoziante di bibite. Soldi estorti anche con lo stratagemma del cambio di assegni. La cosca ordinava alle vittime di sborsare i contanti in cambio di alcuni titoli, poi rivelatisi ovviamente scoperti. Tra gli arrestati, Luigi Chianese, ?o santo, considerato il capo della "cellula" criminale; Raffaele Chianese, ritenuto il contabile del gruppo, nonché titolare di un´impresa edile che fagocitava le commesse in zona; e poi Giovanni Mola, luogotenente e autista del capo, uomo ritenuto a tal punto fidato da consentirgli - stando alle dichiarazioni di alcuni pentiti - la consegna del denaro delle estorsioni direttamente nei nascondigli di Setola, il capostragista inaccessibile per molti "soldati".
(11 novembre 2008)
Sgominata la gang delle estorsioni Napoli la Repubblica.it