ROMA
E adesso si è tagliato anche il codino. Forse si è immedesimato nel ruolo di «amico», di «confidente», di «suggeritore» del presidente del Consiglio,
Silvio Berlusconi. E, dunque, un look istituzionale è diventato d’obbligo. Benedetto Letizia, detto Elio, presidia la casa di
Portici. Non c’è Noemi, l’oggetto dello scandalo, né Anna Palumbo, la moglie dalla quale anche formalmente voleva separarsi nel lontano 1997. E’ cordiale, risponde alle domande con cortesia. Anche se non dice nulla. E’ bravo, «il devotissimo», per dirla con Noemi, di Silvio Berlusconi. E’ uno di vecchio stampo, uno di quelli che non vede, non sente, non parla. Da una settimana sotto i riflettori, Elio non ha mai dato una briciola di notizia su di lui, sui suoi vecchi guai giudiziari, sulla sua amicizia con il presidente Berlusconi. Gioca di sponda, d’intesa con il presidente. Noemi aveva otto anni, quando papi Elio presentò l’istanza di separazione. Adesso, sembra acqua passata. In questi giorni di passione e di polemiche, lui è un padre premuroso, un marito perfetto che difende la famiglia. Il vero mistero di questa storia è la tempra di papi Elio.
Nel frullatore dell’informazione si è posto l’accento sui suoi guai giudiziari. Lui non si è mai difeso. E’ un mistero, questo. Fu arrestato, questo è sicuro, nel lontano 1993 per una storia di corruzione, di compravendita di licenze commerciali. In un Paese che sa tutto, non si riesce neppure a ricostruire la storia giudiziaria non di un Elio Letizia qualsiasi, ma dell’amico del presidente del Consiglio. Finì in carcere con il suo superiore, Giovanni De Vecchi, direttore dell’Ufficio Annona del Comune di
Napoli. «Era lui, Benedetto Letizia, il dominus di quell’organizzazione criminale che aveva il controllo del mercato delle compravendite di licenze commerciali». Chi all’epoca lavorava alla Procura di Napoli ricorda bene quel «fascicolo», quella retata che diede poi vita ad altri arresti, compreso l’assessore all’Annona dell’epoca, Arcangelo Martino, ma che con l’«organizzazione Letizia» non aveva rapporti. In questi giorni, anche nel Palazzo di Giustizia, leggendo le cronache rosa, qualcuno ha cercato di capire che fine avesse fatto quell’inchiesta, quel processo.
Mistero. Adesso nei corridoi della Procura di Napoli quando ne parlano lo chiamano il «processo sfortunato»: «Deve essere stato condannato almeno in primo grado. Ma poi, in appello, ci deve essere stato una dichiarazione di nullità del decreto che disponeva il giudizio. Le carte potrebbero stare incredibilmente ancora al gip». Era lui, Elio Benedetto Letizia, il «dominus» dell’organizzazione criminale. Impiegato comunale, in questi anni ha subito tre sospensioni dal lavoro. Solo nel 2007 è stato riammesso a palazzo
San Giacomo. Chi ha spulciato le sue dichiarazioni dei redditi, come «Italia Oggi», ha scoperto che nel 2005 Elio Letizia dichiarò 12.376 euro di reddito. E però si è scoperto che è socio di una profumeria-tabaccheria dal 1995, gli anni delle vicissitudini giudiziarie, e la moglie gestisce una edicola-cartoleria. Noemi, invece, ha già un appartamento intestato a lei. E che dire del Letizia politico navigato? Che addirittura dà indicazioni al premier Berlusconi di candidare alle Europee l’ex questore di Napoli, Franco Malvano, e Fulvio Martusciello, storico parlamentare e promotore di
Forza Italia a Napoli (insieme al fratello Antonio).
Neppure Elio se l’è sentita di confermare la storiella di Silvio Berlusconi. Malvano ha fatto sapere di non averlo mai conosciuto; Martusciello ricorda di averlo conosciuto nella lontana campagna elettorale del 2000 nel quartiere di
Secondigliano. Ma che poi ha perso le sue tracce. Del resto ha aspettato il comunicato di
Palazzo Chigi per confermare che lui non è mai stato l’autista di
Bettino Craxi, così come aveva raccontato subito Berlusconi. Sul suo passato politico, dichiaratamente socialista, nessun napoletano della stagione che fu ne ha ricordi. Neppure in casa socialdemocratica. E adesso che addirittura avrebbe questo ruolo di «suggeritore» in Forza Italia-Partito delle libertà, i leader locali del partito del premier fanno spallucce. Sì, Elio Benedetto Letizia è proprio un signor «Nessuno». Forse qualcuno lo conosce a Secondigliano, il quartiere di Napoli nel quale ha vissuto fino a due anni fa, quando poi la famiglia Letizia si è trasferita a Portici,
comune alle porte di Napoli. E come su tutti i signor «Nessuno», non avendo un passato da ricordare, adesso girano storielle che non meritano neppure di essere raccontare. Ma la domanda rimane senza risposta: come e perché conobbe Berlusconi?